Ultima modifica: 16 Gennaio 2016

Un bullo per amico

SINTESI

Luca è un ragazzino tranquillo: ama la scuola, gli amici, la sua squadra di calcio “Aquile bianche”…Ma da qualche tempo la sua vita è sconvolta. Gabriele Tardini della V b l’ha scelto come sua vittima preferita, e per Luca la scuola è diventata un inferno. Come farà ad uscire dall’incubo? Ma il destino ha in serbo una sorpresa per il nostro protagonista e la sua famiglia…

INCIPIT

La creatura mi insegue.

È un misto tra Frankenstein e uno zombie. E in mano ha un coltellaccio da macellaio.

“Tanto ti piglio!” ringhia. “Lo sai che ti piglio!”

Io corro, ma è come stare sopra un tapis roulant, di quelli da palestra: corri, corri e non arrivi mai da nessuna parte.

All’improvviso il mostro è sopra di me. Sta per uccidermi. Addio, mondo crudele!

“Voi due! Che state combinando?”, la voce è quella della maestra Gianna. “Non si corre nel corridoio!”

Il mostro, Gabriele Tardini della V° B, si ferma. In mano non ha un coltello, ma un righello.

Anch’io mi fermo, addosso alla maestra.

“Mi avete capito?”, ammonisce lei col dito alzato.

Per questa volta me la sono cavata. Ma la prossima?

Gabriele mi perseguita.

Andare a scuola, ormai, è diventato un problema.

RACCONTO

Suona la campanella. Immerso nei miei cupi pensieri mi guardo intorno: i compagni, ignari di quello che mi sta succedendo ormai da mesi, ridono, sussurrano segreti, ripassano le lezioni pensando alle prossime verifiche.

Tutto ciò non mi interessa più, la mia mente è sempre rivolta ad un unico pensiero: sfuggire a Tardini della V b, il mio persecutore.

Non so come è iniziata questa storia: prima gli sguardi, insistenti, poi gli sberleffi, poi qualche spintone, la merenda rubata in corridoio, ed ora le minacce e le botte.

E’ furbo, Tardini, non si fa beccare, e incanta gli insegnanti con i suoi modi gentili.

Ma quando nessuno lo vede io sono la sua vittima preferita. Non posso confidarmi con mamma, per non darle preoccupazioni, ed ha già tanto da fare con il suo lavoro.

Con il nonno neanche a parlarne, verrebbe sparato a scuola a minacciare Tardini: – Lascia in pace mio nipote, ragazzaccio! – Diventerei lo zimbello di tutti.

Alle maestre no, farei la figura del piagnone e della spia…

La maestra Gianna dice: – Ragazzi, la bidella ci ha mandato 3 alunni di quinta che faranno ginnastica con noi, la loro maestra è assente.

– Speriamo non ci sia quel bullo di Tardini – penso invano – Oh nooo! Eccolo! Sono spacciato!

Durante il tragitto verso la palestra cerco di stare il più lontano possibile e mi nascondo mimetizzandomi nella fila. Entro nello spogliatoio. Mi siedo sulla panchina ma…mi manca la scarpa destra! E’ sparita dal sacchetto!

Gabriele mi osserva sghignazzando ed esce. Tutti sono in palestra, ed io saltellando su un piede solo entro nei bagni. Ecco la mia scarpa, infilata dentro il water! Tolgo la scarpa gocciolante e la nascondo nel sacchetto. Mi invento un mal di pancia e salto ginnastica. Che rabbia! E la giornata non è ancora finita, temo!

La scarpa nel water

Ecco la mia scarpa, infilata dentro il water!

Mentre torniamo in aula Luigino, il mio migliore amico e compagno nella squadra di calcio delle “Aquile bianche”, mi domanda: – Perchè sei così abbattuto? Cosa ti succede?

Finalmente trovo il coraggio di confidargli il mio terribile segreto: – Gabriele mi perseguita e io non so cosa fare. Non ho nessun mal di pancia, è solo che…- e gli racconto tutto. Mi sento un po’ sollevato… mi sono tolto un peso dallo stomaco.

Ma la tranquillità dura poco: all’uscita, mentre cerco di salire velocemente sul pulmino per evitare Gabriele, qualcuno mi fa uno sgambetto, perdo l’equilibrio, cado rovinosamente, la cartella si apre, quaderni e libri si sparpagliano sul marciapiede, mi affanno per raccoglierli ma il pulmino parte senza di me.

Alzo lo sguardo e vedo la faccia di Frankenstein che dal finestrino mi mostra il suo ghigno malefico e fa il gesto di tagliarmi la gola! Mi passa un brivido lungo la schiena. Sono sfinito. Sto crollando.

Quando arrivo a casa, a piedi, morto di stanchezza, mi becco una solenne sgridata per il ritardo e per castigo mi tocca saltare gli allenamenti…alla sfortuna non c’è mai fine!

Sono rinchiuso in camera e penso alla mia orrida vita. Devo inventarmi qualcosa. Non andrò più a scuola…no, non me lo permetteranno mai…Scapperò di casa …questa notte…ma per andare dove?

Sento delle voci provenire dal salotto. Poi ecco mamma: – Stasera usciremo a cena, ti presenterò una persona davvero speciale, molto importante per me… ti piacerà… mi raccomando, non dimenticarti le buone maniere, mi fido di te.

Finalmente qualcosa di bello in questa brutta giornata. A cena fuori! Da quando io e mamma viviamo soli non capita spesso di uscire.

Mi immagino già davanti a una buona pizza… patatine con ketchup e maionese… doppia porzione di tiramisù per sollevarmi il morale… un bicchierone di coca-cola con ghiaccio e limone. Finalmente mi godrò la serata lontano da quel prepotente di Tardini!

Suonano le otto. Indosso i miei jeans preferiti, la maglietta blu che mi ha regalato Luigino e le scarpe Nike. Sono emozionato, non sono mai stato meglio. Sarà una serata magnifica.

In salotto vedo mamma: è elegante, bellissima e non mi è sembrata così felice da tempo.

Arriviamo al ristorante e ci accomodiamo ad un tavolo apparecchiato per quattro persone dove ci aspetta un signore alto e magro, che si rivolge in modo garbato a mia mamma. Si presenta, e mi sembra proprio una persona simpatica e gentile…però mi ricorda qualcuno… ma chi? Lo osservo con attenzione…

Capisco che c’è del tenero tra mamma e il tipo, e sono contento per lei.

Lei mi spiega che stiamo aspettando il figlio del suo conoscente, un ragazzino che ha più o meno la mia età. – Bene – penso – mi farò un nuovo amico!

– Luca, vai in bagno a lavarti le mani – suggerisce la mamma. Mi incammino saltellando e mi pare di intravedere dall’altra parte della sala un ragazzo che si dirige verso il nostro tavolo. Sarà senza dubbio l’altro ospite. Lavo le mani, mi affretto a tornare per conoscerlo. Mi avvicino fischiettando… e mi blocco di colpo. Sono senza fiato. Paralizzato dal terrore guardo con gli occhi sbarrati il mostro spaventoso che mi fissa e mi dice con voce cavernosa: – Ma guarda chi si rivede! Ciao Luca, come ti butta? Non vedo l’ora di diventare tuo fratello. Vedrai come ci divertiremo!

Indietreggio con violenza e sbam! Vado addosso al carrello dei dolci, che si ribalta spargendo il contenuto sul pavimento, allora per non cadere mi aggrappo ad un cameriere che sta portando le pizze e patatrac! Le pizze volano via, in preda al panico mi attacco alla tovaglia e catastrofe! Ricordo rumore di vetri in frantumi, cocci rotti, bottiglie che esplodono, tintinnio di posate che precipitano a terra…

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Ricordo rumore di vetri in frantumi, cocci rotti, bottiglie che esplodono,
tintinnio di posate che precipitano a terra…

 

 

Apro gli occhi e mi ritrovo nel mio letto. La mamma è seduta vicino a me e mi chiede con voce ansiosa: – Cosa ti è successo ieri sera? Sei impazzito? Cosa ti è passato per la testa? Abbiamo dovuto portarti fuori di peso dal ristorante! Gridavi come un pazzo di non so quale mostro! Ma cos’hai?

Io non so cosa rispondere e dico la prima cosa che mi passa per la testa: – Sai mamma, non voglio avere un nuovo papà, a me piace vivere da solo con te, e poi lui non mi piace!

La mamma cerca di convincermi che sarebbe una cosa bellissima, ma io sono irremovibile.

Lei scende in cucina e sento che telefona a qualcuno: – Mi dispiace, non capisco cosa gli è preso, ma è meglio che non ci frequentiamo più… devo pensare a Luca… è mio figlio.

Passano i giorni. Da una settimana sono a casa perché mi sento malissimo al pensiero di rivedere Tardini. Sto fingendo di avere la febbre e ogni mattina scaldo il termometro avvicinandolo alla lampadina.

La mamma mi prepara latte caldo e tè ma mi accorgo che è triste e la sento piangere di nascosto. Così mi sento anche in colpa nei suoi confronti… ma cosa devo fare? Non c’è soluzione.

Da una parte non vorrei tornare a scuola per non incontrare Tardini, dall’altra mi mancano i miei compagni, soprattutto Luigino, le mie materie preferite, gli allenamenti con le “Aquile bianche”, le passeggiate con la mamma… Quindi decido: devo essere coraggioso e affrontare Frankenstein.

L’indomani mi incammino verso la fermata del pulmino, sperando in fondo al cuore che il mio nemico sia ammalato, se non addirittura morto. Arriva lo scuolabus e Luigino dal finestrino mi fa un saluto, per fortuna mi ha tenuto il posto con la sua cartella. Mi siedo, non ci sono problemi in vista, perciò mi tranquillizzo e chiacchiero con il mio migliore amico.

Ma poi la mente vaga e immagino ad occhi aperti Gabriele che si avvicina e mi afferra per il collo sussurrandomi all’orecchio: – Sei finito, ormai non hai più scampo!

La sensazione che provo è puro terrore, non riesco a respirare, sto soffocando… all’ improvviso il pensiero si blocca, ma continuo a sentire la voce sibilante che mi ripete minacce di morte… due artigli trafiggono la carne delle mie spalle, un alito fetido mi soffia sul collo… mi giro di scatto terrorizzato e… mi trovo davanti una maschera spaventosa…

E’ lui! Il mio persecutore. E’ seduto dietro di me, nascosto dietro quello scemo di Giovanni Rizzi, che lo segue in tutto, il suo stupido scudiero.

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La mente vaga e immagino ad occhi aperti Gabriele che si avvicina …

Luigino mi stringe la mano per farmi coraggio ed allora io penso che questa storia deve finire, devo affrontare il bullo, gli devo parlare. Stringendo i pugni lo aspetto nel cortile della scuola e lo affronto parlando a raffica: –  Adesso basta, spiegami cos’hai contro di me, perché mi hai preso di mira? Se non fossi così prepotente sono sicuro che avresti tanti amici, tutti vorrebbero giocare con te, poi sei bravo a calcio e nella mia squadra manca un terzino…potresti venire con noi! Se facciamo pace mia mamma e tuo padre potrebbero rivedersi e noi avremmo una vera famiglia!

Spaventato dal mio stesso coraggio mi rannicchio in un angolino vicino alla siepe e aspetto la sua reazione. Silenzio di tomba. Alzo lo sguardo e vedo che Gabriele mi fissa e poi… mi tende la mano.

– Hai fegato, microbo, non sei la femminuccia che credevo, dai, si può fare, batti cinque! Incredulo rimango a bocca aperta e gli do la mano.

Sono passati due mesi. La mia vita è cambiata. Mamma e il padre di Tardini continuano a frequentarsi, e progettano già le nozze. Con Gabriele fila tutto liscio: si è iscritto nelle “Aquile bianche” ed è un terzino formidabile, come avevo previsto.

Mi ha confidato che da piccolo anche lui era stato preso di mira da un bulletto e così aveva imparato ad aggredire i più piccoli e indifesi, per farsi notare e sentirsi importante.

Adesso andiamo agli allenamenti e a scuola insieme, a volte mi aiuta a fare i compiti… è fantastico!  Luigino è incredulo, forse un po’ geloso, ma gli ho promesso che Gabriele non prenderà mai il suo posto, lui rimarrà sempre il mio migliore amico.

Il tempo scorre serenamente.

Oggi è il gran giorno! Mamma si sposa, ed io sono felicissimo: saremo una famiglia al completo!

La giornata è perfetta: la cerimonia, il pranzo, le foto, tutto come previsto.

Finalmente si torna a casa; mi sono divertito ma sono stanco morto, quindi me ne vado a letto. Gabriele sta nella stanza accanto; ci auguriamo amichevolmente e scherzosamente:

– Sogni d’oro!

E’ notte fonda. La porta si apre con un cigolio. Una voce famili
are mi bisbiglia all’orecchio:

– Fratellino caro, non è ancora finita…

CLASSE QUARTA – SCUOLA PRIMARIA DI BELLANO

Ins. DANIELA VERGOTTINI

Allegato

Un bullo per amico
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